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Sindrome del bambino scosso: cos'è, cause e conseguenze

22 aprile 2016 Elisa benessere

Sindrome del bambino scosso: cos'è, cause e conseguenze

La sindrome del bambino scosso è spesso nelle cronache nere, difatti se ne sente parlare in tema di maltrattamento Di neonati. Con questa sindrome s'intende lo scuotere il neonato affinché smetta di piangere causandogli gravi lesioni o determinandone anche la morte.
1946, questa è la data a cui si fanno risale le prime descrizioni di neonati vittime della “sindrome del bambino scosso” che hanno riportato traumi alla testa, ematomi, emorragie, edema, fratture, danni neurologi terminati con coma o decesso. Carey, il medico che fece le diagnosi rese nota la sua ricerca solo nel 1972.

Sindrome del bambino scosso: cosa succede?

Cosa succede se si scuote in maniera più o meno violenta un neonato?
Con il forte movimento si hanno lesioni a livello del sistema nervoso, stiramento degli assoni della sostanza bianca cerebrale o la loro rottura totale, questo perché il bambino non è in grado di sostenere la testa da solo, i muscoli sono ipotonici la testa è più grande e più pesante, il sistema nervoso è immaturo ed il volume encefalico non è ancora completo.
Fra gli elementi con cui si risale alla sindrome del bambino scosso vi è inoltre il versamento di sangue nella retina che viene diagnosticato con una risonanza magnetica (questa occorre sempre perché molto spesso i segni non sono visibili all'esterno).

Il neonato presenta anche:

  • vomito
  • difficoltà di deglutizione
  • convulsioni
  • difficoltà respiratorie
  • Anche nel caso in cui il bambino sopravviva può riportare:
  • deficit d'apprendimento
  • epilessia
  • cecità o sordità
  • disabilità fisiche e cognitive

La sindrome del bambino scosso si differenzia da quella di contraccolpo ovvero “shaken impact syndrome” in questo caso il bambino non viene soltanto scosso ma gettato contro una superficie.

Sindrome del bambino scosso: perché?

Perchè accade che il bambino venga scosso? La risposta nella maggior parte dei casi è “per calmarlo” e dunque per farlo smettere di piangere.

Questi sono i fattori che incidono sulla situazione del maltrattamento:

  • famiglia con un unico genitore
  • genitori minorenni
  • genitori con basso livello culturale
  • genitori che fanno uso di alcol e droghe
  • genitori che hanno subito abusi o si trovano in condizioni critiche e di abuso familiare

Questo tipo di genitore, se non supportato in modo idoneo, può mal raffrontarsi al neonato non comprendendone i bisogni, le emozioni e non riuscendo a gestire la sua frustrazione.

I bambini più colpiti sono quelli fra i quattro ed i sei mesi che necessitano un'attenzione costante e molte cure, che portano sovente il genitore con problemi all'esasperazione.

In tal proposito il neonatologo deve sempre far presente ai genitori quali sono le conseguenze fisiche per il neonato e penali per loro nel caso in cui si sospetti la sindrome del bambino scosso.In tal senso andrebbero particolarmente affiancate le madri sole che hanno subito violenze o che soffrono di depressione post parto.

Attenzione però, il gesto dello scuotere il bambino non è sempre a fini violenti, delle volte ci si dimentica che il neonato non può reggere il capo da solo e va sempre sostenuto, delle volte lo si vuol far giocare o addirittura in un esasperato tentativo di consolarlo ed ecco che si ha la sindrome che può riportare conseguenze molto gravi. Ecco perché in ogni caso è bene informare i genitori.

Occorre ricordare che in ogni caso, il pianto è l'unico mezzo che il bambino ha per comunicare e che dietro c'è sempre un bisogno e sta al genitore porvi rimedio.

Un bambino piange per:

  • dolore
  • fame
  • sete
  • sonno
  • caldo
  • freddo
  • necessità di essere cambiato
  • necessità di contatto fisico

C'è bisogno di mantenere l'autocontrollo e ricordarsi che si ha a che fare con un altro essere umano, la cui vita e salute dipende dai genitori.

© gnubik.it
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