Sono otto le persone indagate per il crollo del cornicione della Galleria Umberto di in via Toledo, nel centro di Napoli, verificatosi il 5 luglio del 2014, che causò la morte del giovane Salvatore Giordano. A distanza di un un anno e mezzo dalla tragedia, la Procura di Napoli si avvicina a chiudere si l’inchiesta e si avvia verso una probabile richiesta di processo. Infatti per la Procura di Napoli furono ignorati i segnali di allarme, perché si erano verificati già altri sette crolli prima di quello fatale per il giovane 14enne.
Tra gli indagati del crollo di una parte del cornicione della Galleria al centro di Napoli, vi sono di cinque funzionari comunali e di tre amministratori di condominio che ora sono accusati di crollo colposo ed omicidio colposo. Tra gli indagati figurano: il dirigente del servizio Difesa iderogeologica del territorio e sicurezza abitativa del Comune Giovanni Spagnuolo, il suo predecessore Salvatore Capuozzo; i dipendenti dello stesso ufficio Giuseppe Africano e Giuseppe Annunziata; il dirigente della Direzione centrale del territorio Giancarlo Ferulano, e gli amministratori del condominio Mariano Bruno, Elio Notarbartolo e Marco Fresa. Le accuse contro il dirigente Spagnuolo riguardano la non predisposizione ad interventi urgenti, circa diverse segnalazioni all'ufficio del Comune di crolli di cornicioni e fregi. Dal canto suo il dirigente Ferulano è accusato di aver omesso di realizzare un progetto di restauro della Galleria Umberto, limitandosi «a respingere e a non riscontrare le comunicazioni dirette al proprio ufficio ritenendo non sussistere adempimenti di competenza».
La famiglia del giovane, che chiede giustizia per la drammatica morte del figlio 14enne, ha dichiarato: “Non è stato il destino, il fato, la causalità a togliere la vita a nostro figlio ma l'incuria, il menefreghismo dell'uomo. Lo abbiamo detto fin dal primo giorno: quell'incidente poteva essere evitato. Se qualcuno avesse dato seguito alle numerose denunce e segnalazioni, nostro figlio sarebbe ancora vivo”.