Una famiglia quasi perfetta
Ecco una delle rivelazioni del panorama letterario 2015: Jane Shemilt con il suo romanzo Una famiglia quasi perfetta. Sebbene non sia stato largamente sponsorizzato è stato un successo e risulta essere uno dei libri più letti del momento. Cos’ha attirato i lettori? Il quadretto apparentemente idilliaco di una famiglia? Il mistero della scomparsa dell’amata figlia? La ragnatela di bugie che l’avvolge? Se l’avete letto sarete in grado di rispondere a questa domanda.
Personalmente trovo sempre interessante il mistero che avvolge una persona scomparsa: perché? Chi è stato? Che fine ha fatto? Com’era la sua vita? Così durante un recente temporale estivo, ho trovato rifugio nella veranda e cullata dal rumore della pioggia ho iniziato Una famiglia quasi perfetta di Jane Shemilt.
Trama
Un quadretto familiare perfetto va in frantumi. Jenny è la madre, dottoressa impegnatissima, madre attenta e pittrice per hobby. Ted è il padre, neurochirurgo impegnatissimo, brillante con carriera al massimo dell’apice. Theo, Ed e Naomi sono i figli: Theo ed Ed sono gemelli, due bravi ragazzi molto impegnati fra studio e passioni e poi c’è Naomi la bella e fragile ragazza che studia teatro. Un cottage al mare, un cane, un bel giardino, carriere avviate e figli promettenti.
Una sera Naomi esce di casa per non tornarci più. Inghiottita nel buio, lascia dietro di sé una famiglia vuota, disperata, incastrata in una rete di bugie. Jenny all’improvviso scopre che la sua non è mai stata una famiglia quasi perfetta, che in realtà non conosceva nessuno dei suoi figli e tantomeno suo marito.
La famiglia si scioglie, ognuno per la sua strada ma Jenny non si arrende, a distanza di un anno vuole ancora ritrovare sua figlia. Aiutata dal poliziotto che ha condotto le indagini, Jenny viene a capo di tutti i segreti e di tutte le bugie. Che ne è stato veramente di Naomi?
Recensione
E’ notevole l’impegno con cui Jane Shemilt abbia cercato di costruire un thriller minuzioso, disseminato d’indizi, di colpi di scena purtroppo abbastanza prevedibili, ma la questione è: questo libro non è un thriller. Arrivando in fondo, alle ultime pagine capirete perché. E’ dunque sbagliato cercare di spacciarlo per tale, nonostante tutti gli elementi che cerchino di ricondurlo ad un giallo/thriller. In primis la sparizione di Naomi sovente non è il centro della narrazione, il centro è Jenny irrimediabilmente cieca a tutti gli indizi seminati dai figli per farle comprendere che non sono le persone che lei crede che siano.
Questo insieme di bugie e segreti vengono utilizzati come indizi per ricostruire le motivazioni dietro la scomparsa di Naomi, senza che al 80% del libro si sia ancora venuti a capo di niente. Questa corda sospesa nel vuoto costringe il lettore a fare il funambolo: un po’ è tentato di cadere di là nell’ipotesi violenta un po’ è tentato di cadere dall’altra parte ovvero nessuna violenza. Vengono prontamente seminati anche nemici qua e là per sviare ancor più maggiormente il lettore, che così è costretto a leggere fino all’ultima pagina per sapere che ne è davvero stato di questa benedetta Naomi.
Il tutto è stato raccontato in tre linee temporali: prima della scomparsa, durante e dopo. Questo modo d organizzare la storia non mi piace granchè, rende la lettura frammentaria. Senza contare che gli interludi con l’anziana vicina di casa sono delle mere divagazioni che con la trama non c’entrano davvero nulla. Lo stile di Shemilt mi piace, un po’ alla Anne Tyler ma meno trasognato, piacevole anche se un po’ dispersivo .
Morale della favola: una famiglia quasi perfetta non esiste.