La Lunga Marcia – Richard Bachman
Autore:
Stephen King
Richard Bachman
Editore: Pickwick
ISBN: 978-8868361235
Genere: Fantasy & Fantascienza
Questo romanzo è stato pubblicato da Stephen King con lo pseudonimo di Richard Bachman. La storia si svolge in un presente alternativo, in una versione distopica degli Stati Uniti, usciti perdenti dalla Seconda Guerra Mondiale (informazione desunta da vaghi accenni nella storia). Il libro esce in Italia per la prima volta il 21 luglio 1985 nella collana fantascientifica Urania (n. 1001).
Cento ragazzi, pescati a caso tra moltissimi volontari, dopo aver superato test attitudinali e fisici, affrontano la prova della loro vita: la Lunga Marcia, organizzata e gestita dal “Maggiore” figura carismatica e onnipotente. Le regole sono semplici e spietate: non si scende MAI sotto i 6 Km/h (4 miglia nell’originale), se si rallenta o ci si ferma si riceve un’ammonizione e dopo tre ammonizioni si viene “congedati”. Il congedo altro non è che la fucilazione sul posto da parte dei soldati che seguono la gara a bordo di un cingolato. Le ammonizioni si cancellano dopo un’ora senza altri richiami. La marcia finisce quando rimane un solo marciatore: il vincitore. Il premio assegnato è all’apparenza grandioso: “tutto ciò che vuoi per tutta la vita”.
Il racconto è scritto in forma soggettiva: il protagonista è Ray Garraty, sedici anni, uno dei partecipanti alla Lunga Marcia. Durante la prova tra lui e gli altri partecipanti si instaurano strani e diversi legami. Alcuni formano un gruppo compatto (“i tre moschettieri”: McVires, Parker, Oldson, lo stesso Garraty,..) altri restano isolati (l’inquietante Stebbins che solo alla fine rivelerà il suo terribile segreto, il “demoniaco” Barkovich che “ballerà sulle loro tombe”) e poi ci sono le comparse (Scramm, l’unico sposato e con un figlio in arrivo). Durante il percorso affronteranno le loro paure e attingeranno a risorse sconosciute, ma solo uno potrà arrivare alla fine…
Questo romanzo è tra le prime opere di Stephen King e secondo me è grandioso. Se ci si pensa, in fondo, è un lunghissimo racconto in soggettiva con la stessa scena e gli stessi personaggi: per renderlo la perfetta macchina di tensione che è, occorre un vero maestro. Le riflessioni che contiene poi travalicano la dimensione della storia e diventano paradigma di vita: si cammina, a volte si arranca, lungo la strada si incrociano altre persone, altri destini e alla fine si muore; la sola differenza è che nella vita vera non c’è un vincitore…Ma c’è davvero, poi, questa differenza ?