Auschwitz. Ero il numero 220543
Questo è un libro autobiografico in cui l’autore, a quattro mani con il giornalista Rob Broomby, racconta la sua vicenda di guerra e prigionia nel celeberrimo campo di concentramento. Avey vive tuttora in Inghilterra, è stato insignito della medaglia d’onore come eroe dell’Olocausto dall’ex Primo Ministro Gordon Brown.
Denis inizia il suo racconto poco prima della guerra: egli vive in un paesino dell’Inghilterra, la sua famiglia ha una fattoria. Quando lo spettro della guerra si avvicina Denis decide di arruolarsi e parte per quella che egli ancora reputa una grande avventura. Il battesimo del fuoco avviene in Sud Africa dove si scontra con le truppe italiane. In Egitto viene fatto prigioniero dalle Afrika Corps tedesche. Dopo una serie di vicissitudini, tra cui l’affondamento della nave che riporta i prigionieri in Europa, e diversi tentativi di fuga falliti, approda infine al campo di concentramento polacco noto come Auschwitz. Essendo un prigioniero di guerra finisce nel campo E715. Viene impiegato nella costruzione della nuova fabbrica della IG Farben per la produzione della gomma (Buna).
Tra gli schiavi impegnati in questo lavoro Denis nota gli “uomini a righe”, prigionieri ancora più derelitti che vestono delle uniformi a righe: si tratta degli ebrei destinati allo sterminio. Il loro destino in quel cantiere è morire di fatica e di stenti. Denis assiste a innumerevoli brutalità contro di loro (un ragazzo fermo sull’attenti che viene bastonato in testa, un neonato ucciso con un pugno tra le braccia della madre,..) ma può fare niente per alleviare le loro sofferenze. Decide allora che almeno conserverà la loro memoria perché sia nota a tutti. Tenta anche alcuni scambi con un prigioniero ebreo per penetrare nelcampodi concentramento vero e proprio e in questo modo entra in rapporto con Hernst, che ha una sorella fuggita in Inghilterra.
La Germania sta perdendo la guerra e smantella Auschwitz: i prigionieri di guerra vengono sgomberati mentre per gli ebrei comincia la “Marcia della Morte”, Denis ed Hernst si dividono per sempre. Aveyriesce infine a sfuggire ai tedeschi e viene liberato dalle truppe russe, giunge infine a casa. Inizia quindi un lungo percorso per ricostruire la sua vita e anche perdiffondere le terribili sofferenze di cui è stato testimone e a cui il mondo risponde incredulo. Ritrova anche la sorella di Hernst e scopre qual è stato il destino del suo “amico”.
Recensione
Auschwitz. Ero il numero 220543 di Denis Avey è molto coinvolgente e rappresenta un diverso punto di vista: a fronte di tanti libri scritti dai prigionieri ebreisopravvissuti, questo è il racconto di un testimone “esterno”, prigioniero (di guerra) ma non ebreo e quindi “privilegiato”. Lo stile è asciutto, preciso, senza fronzoli e diretto. Gli episodi raccontati nella loro essenzialità sono agghiaccianti, proprio perché non romanzati. Ho provato l’ansia del protagonista quando ha fatto il primo scambio e insieme alla sua uniforme si è spogliato della fragile protezione che gli dava la Convenzione di Ginevra, ho sentito la sua impotenza e il suo odio di fronte alla brutalità e al sadismo di cui è stato testimone. Un libro “pesante” ma molto bello, impreziosito dal suo valore di testimonianza.